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Attacchi Cyber, un rischio da non sottovalutare

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Il 2021 è stato uno degli anni peggiori in quanto ad attacchi informatici in Italia.

Secondo il report “Navigating New Frontiers” di Trend Micro Research, il numero di malware intercettati lo scorso anno è passato da circa 22 milioni a 62 milioni.

Questo dato ha portato l’Italia a diventare il quarto Paese al mondo più colpito da virus informatici e il primo in Europa. E questo trend non sembra migliorare, anzi. Nel primo semestre del 2022 si sono registrati in Italia 1.572 tra attacchi, incidenti e violazioni della privacy, numero superiore a quelli accaduti nell'intero anno 2021, quando tali casi furono, complessivamente, 1.356. A rivelarlo sono i dati contenuti nell’ultimo “Threat Intelligence Report” stilato dall’Osservatorio Cybersecurity di Exprivia sulle minacce informatiche, che evidenzia come il settore più colpito sia quello finanziario, seguito dai settori informatico, fashion, grande distribuzione organizzata, sanità, industria e pubblica amministrazione.

Numeri che sottolineano l’urgenza della questione e l’importanza della prevenzione del rischio informatico. Prevenzione che se da un lato passa attraverso l’utilizzo e l’aggiornamento di soluzioni antivirus e anti malware affidabili, la formazione del personale nell’uso consapevole degli strumenti informatici e dei dati e la predisposizione di un sistema di backup efficiente, dall’altro passa anche da dalla stipula di una copertura assicurativa dedicata.

Nonostante nella maggior parte dei casi gli attacchi ransomware (ovvero gli attacchi che hanno l’obiettivo di sottrarre informazioni sensibili) coinvolgano con conseguenze pesanti anche realtà di medie/grosse dimensioni, come accaduto nel caso di Regione Lazio e Sardegna, dei porti di Genova e Savona, di diversi aeroporti del Nord Italia, di Eni e GSE, il fenomeno della sottoassicurazione continua a risultare particolarmente intenso per le coperture sui rischi cyber. I dati di Exprivia mostrano che solamente il 21% delle aziende ha stipulato una polizza cyber risk negli ultimi 12 mesi, mentre un’indagine condotta da Aruba e BVA Doxa (diffusa in occasione dello European Cyber Security Month) ha rivelato che il 73% delle PMI italiane non è dotato di un piano di Disaster Recovery. Inoltre, il 68% delle PMI intervistate non è interessato ad introdurre piani per il ripristino dei dati neanche nel lungo periodo, nonostante 7 aziende su 100 abbiano sperimentato una perdita di dati nel corso degli ultimi anni, subendo in media un downtime di quasi 2 giorni e con danni economici non quantificabili per il 43% degli intervistati.

Evidentemente le lezioni impartite dalla situazione pandemica non sono state sufficientemente assorbite. L’emergenza del coronavirus ha infatti costretto la quasi totalità della popolazione mondiale a lavorare e studiare da remoto, esponendo aziende e istituzioni agli attacchi digitali come mai prima. Lo dimostra il fatto che i varchi principali da cui sono penetrati gli hacker protagonisti dei recenti cyberattacchi sono le infrastrutture e i sistemi utili ad agevolare lo smartworking, come i cloud, le videocamere, le stampanti, fino agli stessi programmi antivirus.

Oltre agli stop dell’operatività e agli enormi esborsi di denaro necessari a ripristinare i sistemi informatici, i cyber attacchi causano danni di immagine e la diffusione di dati sensibili che possono portare a furti di identità, tentativi di hacking ai profili social e frodi bancarie, innescando una spirale di rischi e perdite.

Nonostante tutti gli accorgimenti, non è sempre possibile tutelarsi da un attacco cyber e una polizza assicurativa dedicata ti permette di limitarne i danni, di ripristinare i dati e il sistema IT nonché di indennizzare le richieste di risarcimento conseguenti alla divulgazione non autorizzata di dati contenuti nel sistema informatico.

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